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Gunter Grass scrive “In fin dei conti, si tradisce solo ciò che si ama”, affermazione che non mi trova molto d’accordo. Il mio pensiero è che forse invece si tradisce proprio chi non si ama. Dopo il finale incerto di Unfaithful, che ci ha lasciato in sospeso e con una serie di interrogativi e curiosità da svelare, ecco il romanzo successivo con le rivelazioni tanto attese.
In questo secondo volume, in cui la storia d’amore tra Layla ed Andrew prende forma e si struttura, emergono anche tutte quelle peculiarità di Andrew che nel primo volume lo avevano reso un uomo schivo, arrogante e ambiguo. Prende spazio una parte della sua personalità più vulnerabile che rivela tratti più sensibili e fragili, con slanci di tenerezza e sprazzi di ironia, svelando un uomo perdutamente coinvolto da Layla, che vorrebbe sradicare dalla routine matrimoniale e far attecchire al suo cuore. Andrew sarà capace di aprirsi lasciandosi andare a confidenze importanti e facendo intravedere un suo lato possessivo e colmo di una gelosia che lo faranno chiudere di nuovo nella sua armatura di ambiguità, rendendolo, agli occhi del lettore, l’anello più debole dal punto di osservazione emozionale di una catena formata da tre cerchi. Eppure Andrew sarà capace anche di sfondare le resistenze della donna che ama e farsi strada nel suo cuore con una forza che metterà in discussione la vita di tutti i protagonisti costruiti in modo complesso ed affascinante.
“Sapeva far nascere brividi sulla mia pelle come gli accordi dalle mani esperte di un pianista con il suo strumento. Ci avvicinavamo appena, per poi tornare nelle nostre posizioni, assorbendoci a vicenda senza mai guardarci: una danza di sospiri interrotti”
Emerge nonostante tutto una personalità forte e coraggiosa, triste e profondamente solitaria di un uomo all’apparenza intoccabile. Andrew è senza dubbio la rivelazione di questo secondo romanzo della serie. Ritroviamo anche Layla sempre più incerta, confusa e corrosa dai sensi di colpa, più sfuggente inizialmente, ma oltremodo coinvolta da Andrew in un vortice di sentimenti che la lasciano stremata perché le ricordano emozioni già vissute in passato con Michael, suo marito. Emozioni che la rendono di nuovo viva, fremente, rinata, come fosse una ragazzina alla sua prima esperienza d’amore.
“Fu come essere catapultata nella mia adolescenza, alle primissime avventure d’amore, quando passavo lunghi pomeriggi nascosta dietro gli alberi del parco, sulle panchine più intime e riservate: ore e ore passate a scambiare baci più o meno innocenti”
È l’inizio di una relazione clandestina e inevitabile in cui la passione li travolge e li annienta allo stesso tempo. Non possono fare a meno di cercarsi, toccarsi, scoprirsi, ma su di loro incombe lo spettro di Michael ignaro e tangibile. Un amore che nasce sulla menzogna apparente, in cui i colpevoli e gli innocenti indossano maschere simili. Un tarlo che corrode l’animo vulnerabile di Layla fino a una scoperta devastante che porterà a galla una verità sconvolgente.
In questo secondo capitolo l’autrice sovverte un altro cliché a cui siamo abituati. Quello dell’uomo che non riesce a lasciare la propria moglie in forza di un rapporto clandestino, imputando in questa storia, tale comportamento, alla sfera femminile per trasformare la protagonista nella traditrice incapace di porre fine ad un matrimonio ormai saturo di bugie e giunto al capolinea.
“C’era un mondo intero fatto di me e di lui, di profumi e dolci suoni, che divenivano minuto dopo minuto sempre più familiari e acquisivano un’identità propria. La mia mano sul suo petto e lui che giocava con le mie dita nude. La fede abbandonata sul comodino, insieme al carico di sensi di colpa che la accompagnava”
Come vivere in un sogno percependone l’incubo. Bugie, segreti, sofferenza e amore si stagliano in una trama rovente di passione, dipanandosi attraverso colpe che sono da affibbiare a tutti. Ma casa è dove regna il cuore.
L’impeto con cui Layla, Andrew e Michael vengono raccontati offre innumerevoli spunti riflessivi al lettore sul peso delle decisioni e delle scelte che vengono prese. Forse c’è speranza per Layla, forse l’opportunità che si è negata in passato sta bussando una seconda volta alla sua porta. E lei apre….
“E’ l’amore che strappa le ultime difese con violenza, ma che dopo sa prendersi cura di un cuore martoriato”
Nel clima mite dell’Italia, tra profumi, colori e buon cibo, in una terra a lei sconosciuta e meravigliosa che la accoglie nel calore di due braccia materne, finalmente la pace entra nel cuore di questa donna tormentata, donandole il coraggio di prendere la strada verso una nuova felicità.
Tutto mi sarei aspettata, tranne che un finale nuovamente aperto alle incertezze. Questa volta sognavo l’happy ending che invece non è arrivato. Quando infatti anche l’ultimo segreto viene svelato, il mondo di Layla crolla definitivamente. Il suo amore precipita come un delicato castello di carte. E tutto torna alle origini. Tutto la ricondurrà a sé stessa, nella percezione di un essere ormai spezzato in mille tasselli da ricomporre partendo dalla ricostruzione della propria anima.
L’aspettativa che ho riposto in Unbreakable è stata ampiamente ripagata dall’intensità trascinante delle emozioni che ho provato. La scoperta, ancora una volta, di un finale sospeso non fa altro che aumentare il desiderio di leggere il prossimo. Maia è stata formidabile per aver creato, attraverso la narrazione, una curiosità mordente pagina dopo pagina, libro dopo libro, che hanno rivelato la bravura di base. La narrazione in prima persona della protagonista femminile avrebbe potuto incentrare l’attenzione della storia su un unico personaggio, invece ha saputo far emergere le caratteristiche e le emozioni di tutti e tre i protagonisti non penalizzandone nemmeno uno.
E allora eccomi nella nuova attesa, con ancora più domande in cerca di risposte, del prossimo viaggio con questi tre splendidi personaggi e con le loro fragili anime, nella composizione di questo puzzle articolato che unisce le loro vite. Ma soprattutto nell’attesa di scoprire come si strutturerà il viaggio di Layla verso la riscoperta di sé stessa.
“Fu in quel preciso istante, mentre ripetevo quei due nomi nella testa come una pena autoinflitta, che mi accorsi di avere dimenticato un elemento fondamentale dell’equazione. Mancavo io”
Wanessa