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Margherita, detta anche Gheghe, non si accorge nemmeno quando quegli occhi scuri come la pece la fissano con curiosità. Non sa che da quel momento in poi, quegli occhi ingombreranno i suoi sogni, i suoi desideri e la sua stessa vita. Mirko, detto anche Bolo, rimane affascinato da quella ragazza dai capelli neri e dalla pelle chiara. Le sue movenze assomigliano a quelle di una dea e poco importa, se lei in quel momento non lo guarda, perché, per lui, quel momento basta che ci sia. Tutto nasce come un gioco di quelli che si fanno a vent’anni. Una battuta, un sorriso, uno sguardo impresso e quel filo immaginario che tiene legate due vite insieme, sembra avvolgerli in una stretta inscindibile. Un filo che diventa due braccia, calore e baci. Un milione di baci che si bramano alla ricerca di qualcosa di più intimo, dal sapore che sa di speciale. L’amore quando sboccia è sempre una cosa meravigliosa. È la luce in una giornata grigia, è la voglia di toccarsi per sentirsi più vicini. È la brama di un incontro fugace, di una passeggiata tenendosi per mano, di scoprirsi così diversi, ma anche così perfettamente allineati come due stelle che combaciano nel cielo.
“Non eravamo nulla, io e lei, ma eravamo la cosa meno vicino al nulla che avessi avuto in vita mia.”
Sicuramente Gheghe e Bolo sono diversi. Due ragazzi cresciuti in città diverse, dove pochi chilometri diventano distanze. Per Bolo la vita non è mai stata semplice. Cresciuto in un quartiere di periferia, che sembra non avergli regalato nulla. Una famiglia modesta, la sua, che tenta di arrivare a fine mese. Una vita fatta di espedienti e di sogni, che fanno fatica a realizzarsi. Ma anche di una passione che nasce e si aggrappa alla vita stessa per diventare uno stile, una religione, un modo di riscattarsi dalle tante insoddisfazioni. Bolo è nato sui gradoni dello stadio, fra le urla, i cori e gli striscioni. Da un padre ultras che gli ha insegnato la lealtà, la solidarietà, lo spirito di lotta sociale e l’amicizia. Una grande famiglia ritrovata, in cui si sente di appartenere come parte di un mondo, per portare avanti una fede che lo unisce ai suoi amici e compagni, tifando ogni giorno per la vittoria di una squadra, che è diventata uno stemma di riconoscimento, una vera appartenenza.
“L’ultras non ha volto, spesso un cappuccio gli copre la testa, una sciarpa la bocca, ma per il gruppo è un fratello, un figlio, una parte imprescindibile.”
Anche Gheghe di sogni ne ha tanti, ma i suoi sono impressi nei libri di filosofia dei grandi poeti che tanto ama. Una ragazza il cui destino le ha rubato i giorni più belli, ma, che allo stesso tempo, le ha portato quel ragazzo che riesce a farla sognare a occhi aperti, regalandole attimi di vita pulsante, sostituti di una vita più atona che non ha scelto di vivere. Gheghe è arrabbiata, perché se il destino ha scelto per lei, poco importa se ha una famiglia che la sostiene e il lusso per poter scegliere. La condizione in cui si trova, le toglie comunque quel senso di libertà in un momento in cui vorrebbe assaggiarne i sapori. E poi, ti capita di incappare in un ragazzo come Bolo che non ha regole se non quelle della sua fede, che ti sveglia per incitarti a sorridere a quel domani, in cui si può ritornare a vivere.
“Un desiderio che forse non ero pronta ad ammettere nemmeno a me stessa trovare qualcosa che assomigliasse almeno un po’ all’amore”
Gheghe e Bolo sembrano diversi per cultura, famiglie di appartenenza e vita, eppure hanno questa voglia insana di stare insieme, di assaporarsi e di mischiare i loro colori. Quel filo immaginario che li unisce è la passione che frantuma ogni diversità, è un vortice di emozioni che apre il cuore. Un amore che nasce piano e poi divampa, schiacciando tutto: il destino avverso e le ferite che si portano addosso, come stemmi di quello che sono stati e che la vita gli rimanda ogni giorno, come segni tangibili che devono accettare. Perché la vita non ti lascia scampo, bisogna avere il coraggio di combattere contro gli errori e la paura. Gli errori di un ragazzo a cui la vita ha regalato poco e tolto tanto. La paura di una ragazza che ha visto scorrere la vita troppo in fretta e che a fatica cerca di stargli dietro. Bolo e Gheghe sono dei sopravvissuti che tentano di inseguire la normalità, come i ragazzi della loro età, che vogliono viversi nonostante tutto, inseguendo l’amore come una magia che solo una volta nella vita può avverarsi. Una storia potente che ti distrugge il cuore per poi ricomporlo pezzo dopo pezzo. Momenti in cui sembra di sentire insieme a loro, gli urli e i cori di uno stadio che grida alla propria squadra, come se fosse tutto in uno: un atto di ribellione e di liberazione. Una passione totalizzante raccontata con gli occhi di chi sogna e guarda la vita nella realtà delle cose. Silvia Ciompi di anni ne ha poco più di venti ma con la sua scrittura ne dimostra quasi cento. Fotogrammi della vita che scorrono davanti a lei e da cui riesce a catturarne ogni singolo istante per farlo proprio e raccontarlo ai lettori, come se volesse gridare a una realtà che non è patinata come quella sui giornali, ma che esiste e Bolo e Gheghe, insieme a Teschio e Camille e a tutti i loro amici, ne sono la prova. Solo una sensibilità profonda può scrivere della vita vera. Silvia Ciompi di sensibilità ne ha da vendere, per come è riuscita in Tutto il mare è nei tuoi occhi a essere più intima con le sue passioni e a raccontare come un amore può diventare la speranza per una via di uscita. Ma soprattutto questo è un libro che racconta di lealtà, di fede e di riscatto da una vita di difficoltà e di insoddisfazioni. Una storia che emoziona, appassiona e fa riflettere, raccontata attraverso la poesia di un’autrice che disarma per il talento. Ancora un altro capitolo di una storia intensa, che mi ha fatto innamorare di due ragazzi imperfetti ma straordinari, come lo sono stati anche Teschio e Camille che, insieme a Bolo e Gheghe, hanno conquistato un posto importante nel mio cuore, per sempre.
“Questi siamo noi, siamo due che non vogliono morire mai, che non vogliono smettere di stare una addosso all’altro. Due pazzi egoisti che si incastrano alla perfezione.”
Tiziana