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“Era il volto più bello e crudele che avesse mai visto. Non riusciva a smettere di guardarlo, e lui ricambiava il suo sguardo in modo così intenso che Diana ebbe l’impressione di sentirsi nuda, privata dei suoi abiti maschili, il suo corpo bianco esposto a quello sguardo spietato.”
Premetto che dinanzi ad un romanzo scritto nel 1919, bisogna approcciarsi in maniera diversa, tenendo conto che ormai è passato un secolo. Lo stile narrativo si è evoluto negli anni, in base anche ai cambiamenti che ha subito la società e per il modo di approcciarsi ai lettori. Sicuramente ci sono quei punti cardine nei romanzi che restano fissi nel tempo e che non possono mutare, caratterizzando le storie narrate anche dopo cento anni.
Diana decide di intraprendere un viaggio nel deserto, anche se suo fratello è assolutamente contrario, poiché non trova adatto per una donna un viaggio simile, e vorrebbe invece che si trasferisse con lui in America. Le sue scelte, un po’ fuori dagli schemi, non sono ben viste dalla società, ma Diana non si lascia sopraffare dalle chiacchiere e va avanti per la sua strada. Non ha alcuna intenzione di rinchiudersi in casa, ma vivere di nuove avventure e scoprire luoghi inesplorati. Una volta concluso il suo viaggio raggiungerà in America suo fratello, non prima di dare sfogo al suo desiderio di evasione e scoperta.
Durante il suo viaggio, però, non aveva previsto l’incontro-scontro con Ahmed Ben Hassan, uno sceicco a capo di una potente tribù. Diana crede di potersi ribellare ma, non conoscendo il suo nemico, pensa di combattere la crudeltà dello sceicco con la sua sfrontatezza.
Nasce tra i due una vera e propria lotta: Diana si ribella alle richieste di obbedienza, e Ahmed vuole piegarla al suo volere.
Provano odio reciproco e senza rendersene conto, accade qualcosa nel deserto, sotto quelle tende che fanno la loro casa. Solo che non è possibile lasciare spazio all’amore, quando si ha intenzione solamente di provare odio puro.
“Odiami con tutto il cuore, ma Belle, con tutta l’anima, in tutto e per tutto. Odio le mezze misure.”
Sicuramente all’epoca della pubblicazione questo romanzo deve aver fatto il suo scalpore soprattutto per il tema narrato, perché l’autrice descrive questo rapporto “malato” come normalità che nasce dalla stessa volontà dei protagonisti: come può una donna rapita innamorarsi del suo crudele rapitore?
È riuscita a descrivere l’ambientazione in maniera certosina: sembra di visualizzare tutti i colori del deserto, di vedere fluttuare le tende a causa del vento e di sentire i sassolini di sabbia tra le dita delle mani.
Ciò che lascia davvero di stucco durante la lettura, è la sensualità emanata dai corpi e dai baci che Diana e Ahmed si scambiano. Possono apparire come semplici baci, ma da quel contatto nasce e traspare tutta la passione che divampa tra di loro. Un bacio che equivale a molto di più e che forse all’epoca non era permesso descrivere.
Lo stile narrativo ha qualche lacuna, soprattutto a livello introspettivo. Infatti, i personaggi non sono così ben caratterizzati come solitamente vengono descritti nei libri romance, e in alcuni momenti si fa fatica a decifrare i loro pensieri.
A ogni modo è un romanzo sicuramente da leggere e mi complimento con la Cignonero Edizioni per la scelta, perché The Sheik. Il fascino della bestia possiamo collocarlo tra i primi romanzi dark-romance che hanno cambiato la visione nel mondo per questo genere di scrittura.
“Aveva sempre creduto di essere incapace di amare, completamente estranea a ogni tipo di affetto o passione. Ma ora sapeva cosa voleva dire provare amore: ed era un sentimento di una potenza ineguagliabile. Il suo cuore ora era schiavo di quell’uomo spietato, così diverso da tutti gli uomini che aveva conosciuto, un selvaggio che non conosceva alcuna legge se non quella dei suoi desideri ”
Buona lettura,
Silvia