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“Mi manca.
Sì. Esatto. Mi mancava. E sentire la mancanza di una persona non è soltanto sentire la sua assenza. La distanza esiste. La separazione è reale. E’ un concetto misurabile, ma anche intangibile”
Tanti sono gli elementi che questo secondo romanzo della serie Le leggi della fisica ci porta ad analizzare: prima di tutto fa riflettere sull’eterna lotta tra la brama di rancore e la forza del perdono. Ritrovare Mona e Abram così distanti come li avevamo lasciati, sarà rivelatore di un inaspettato viaggio nei sentimenti che, attraverso un sottile filo immaginario che ancora li lega, porterà i nostri protagonisti alla scoperta di se stessi.
Quasi tre anni sono trascorsi dall’ultima volta che Mona e Abram si sono visti. Nello spazio temporale che misura la distanza di una separazione, il ricordo di lui è sempre vivo e ingombrante nel cuore e nella mente di Mona. Un tempo che li ha tenuti distanti, in cui il vuoto del cuore è stato da entrambi riempito attraverso il lavoro, il successo, la fama, ma quello mentale resta agganciato a quell’unica settimana vissuta insieme che li ha segnati per sempre e in qualche modo speciale, definiti.
Restare bloccati per un’altra settimana nella villa di famiglia di Mona, ad Aspen, isolati da una tempesta di neve, darà loro una nuova opportunità per svelare ogni segreto taciuto provando a dare un senso rinnovato anche allo spazio che separa le loro anime.
Una parte fondamentale del romanzo è strutturata sull’analisi della scoperta delle emozioni di Mona. L’avevamo lasciata con la percezione della loro esistenza, e la ritroviamo con lo stupore di voler definire ciò che sente, grazie all’incontro con Abram, nel giusto spazio che le permetta di capirne l’importanza, per riscoprirsi degna di una vita in cui il calcolo, la progettualità, l’organizzazione e la freddezza non escludono necessariamente anche il calore di un abbraccio, il desiderio di un sentimento, il vuoto dell’essere respinti e la confusione dell’incomprensione dei sentimenti dell’altro.
La scoperta dell’esistenza delle emozioni sia belle che brutte, per la mente analitica e geniale di Mona, è uno squarcio nel limpido cielo che sovrasta la sua linearità, la sua vita definita e priva di scosse, trafiggendo la sua fragilità e rendendola vulnerabile davanti ai propri sentimenti.
“Ero persa. Completamente. Il percorso logico da seguire era stato cancellato dalla mia stupidità. Adesso, qualunque cosa avessi fatto, avrei preso la decisione sbagliata”
Ritrovare Abram, la sua musica, i suoi occhi profondi, il suo sorriso ma anche la sua rabbia, la conducono in una perdizione mentale difficile da affrontare da sola, senza l’aiuto di qualcuno che possa farle comprendere la normalità di ciò che prova. Abituata sin da piccola a contare solo su se stessa, ora Mona è costretta a concedere ai suoi limiti, l’incontro e lo scontro con la propria anima.
La sincerità che finalmente entra nel rapporto tra Mona e Abram, restituisce loro il piacere di continuare a conoscersi, portandoli ad un duro confronto dopo molti anni e a trascorrere nuovamente del tempo insieme, forse quello decisivo per definire il loro legame, iniziando ad accettare quei sentimenti che vogliono emergere con la forza di una lava vulcanica in tutta la loro potenza per dare loro un futuro al di là della logica paura che li attanaglia e degli ostacoli materiali esistenti.
Una trama che attraverso un percorso psicologico in cui la protagonista così eclettica verrà scombussolata da radicali cambiamenti, conduce alla ricerca della calma interiore e porta Mona a costruire la sua prima vera relazione d’amore con la sua reale identità e non più con quella della sorella gemella.
Mona è la figura principale di questo romanzo in cui invece Abram viene raccontato in modo più delicato ma non con minore importanza. La sua figura infatti ha già raccolto il giusto spazio nel primo volume della serie in cui veniva definito con maggiori particolari descrittivi. Certamente il romanzo successivo segnerà l’affermazione di tutte e due le personalità in modo equo, per giungere ad un epilogo che sarà comprensivo di tutte le dinamiche necessarie per essere avvincente e ricco di passione.
“Ogni possibilità di un futuro insieme era un asintoto di una curva tendente all’infinito, una retta che vi si avvicinava indefinitamente senza mai toccarla”
Proprio quando il legame tra Mona e Abram sembra subire una svolta, il tempo a loro disposizione sta per scadere. Mona è in partenza per il CERN in Svizzera e Abram per il suo tour di concerti. Come concilieranno i loro impegni, con la relazione appena sbocciata, verrà svelato nel prossimo libro in uscita, che ci condurrà all’epilogo tanto sognato di questa storia che raccoglie tutte le fragili espansioni della ragione e del sentimento nello spazio del tempo che scorre inesorabile.
Space. Lo spazio che ci unisce è una lettura geniale che racconta una storia d’amore in modo originale, differenziandola dalle trame comuni. Un romanzo che incuriosisce e affascina, commuove e fa sorridere con una facilità che non ci si aspetta vista la predisposizione dei dialoghi ad una forma in cui le metafore fisiche sono una costante. Per comprenderlo appieno, è consigliata la lettura anche del primo libro della serie.
Penny Reid ha saputo dare voce alla genialità della mente accostando nei dialoghi scienza e ironia, facendoli combaciare in modo del tutto naturale alla sfera delle emozioni e del romanticismo.
Il suo stile invoglia la lettura catturando l’attenzione sulla trama, desiderando che non finisca mai.
“Allungati verso la notte e lì mi troverai.
Questo non è un addio.
Tuo per sempre, Abram”
Wanessa