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“La guarderai, la guarderemo e non se ne andrà mai, ma noi siamo più forti di una cicatrice”
Sono qui che guardo questo foglio bianco cercando di mettere ordine nella mia testa che in questo momento non vuole assolutamente obbedire. Perché ci sono quelle storie così forti, così intense, così piene di emozioni che ti investono come un treno ad alta velocità e tu sei lì che vorresti salvarti, cercando un appiglio che ti faccia rialzare in piedi. Ma non ci riesci. Alla fine, deponi le armi perché ne sei già stato completamente travolto. Questa è una storia che non si può raccontare, ognuno la deve vivere nel proprio intimo, spalancando il cuore per fare entrare tutto. Rabbia, dolore, sofferenza, frustrazione, per poi fermarsi un attimo e capire che tutto ciò che Silvia Ciompi sta raccontando non è una favola. Non ci sono uomini muscolosi dallo sguardo magnetico. Non ci sono macchine di lusso o luoghi da sogno. Lei sta raccontando la vita, la vita vera.
Teschio e Camille sono due personaggi a cui la vita non ha regalato nulla. Eppure, sono così forti e coraggiosi da cadere per poi rialzarsi e vivere al massimo cogliendo ogni attimo brutto o bello da cui vengono investiti, bevendo come assetati quei barlumi di felicità che sembrano quasi una chimera. Sono veri al punto di capire che la vita è beffarda. Regala e poi nega. Dona attimi di esultanza e passione per negarteli subito dopo e farteli pagare con il resto. Ma non c’è solo questo. Ci sono due ragazzi che vivono intensamente le emozioni, che amano le proprie passioni e che si incantano a guardare la partita la domenica allo stadio esultando tra fumi, suoni e colori perché sentono di appartenere a quel mondo, magari piccolo e sporco, ma che per loro è il solo posto a renderli liberi. Luca, soprannominato Teschio e Camille sono due ragazzi dalle facce diverse. Lui un vero ultras. Spaventoso, cattivo, sguardo torbido, completamente pitturato d’inchiostro, con la classica faccia da teppista. Lei invece è la ragazza dal viso pulito, dagli occhi vivaci, dai sorrisi raggianti, che va allo stadio accompagnata dal padre che le ha trasmesso negli anni una vera passione. Eppure la domenica fra gli spalti gridano gli stessi cori, sbandierano gli stessi colori perché dentro sono simili. Hanno la rabbia e la passione che li identifica come parte di un gruppo. Respirano la stessa aria e ascoltano gli stessi rumori e solo uno sguardo meno fugace avrebbe potuto unirli, un attimo che poteva essere infinito.
“Siamo come due libri uguali rilegati con copertine differenti. Dovevamo parlarci prima, dovevamo guardarci meglio. Ci siamo passati accanto migliaia di volte, ma non siamo mai stati davvero nello stesso posto.”
E qui entra in gioco il destino, che ancora una volta prende le redini della vita e comanda a suo piacimento. Frantuma tutto. Sogni, desideri, felicità. Spezza tutto. Vite, attimi, sguardi. Non c’è più nulla. Rimane solo la rabbia che t’incatena ancora a questa vita che non fa sconti a nessuno. E Teschio lo sa bene. Lui di rabbia ne ha tanta. Per il suo passato ingiusto, per tutte quelle ferite mai completamente cicatrizzate che lo hanno reso schivo, scontroso e ancora più spavaldo contro il destino avverso. Camille lo odia, vorrebbe annientare quella sua faccia da schiaffi, eppure quel modo così diretto di raccontargli la verità la rende viva. La rabbia di Teschio diventa la sua salvezza. Ancora emozioni che ti arrivano al petto. Sofferenza e dolore che ti frantumano l’anima, e che ti fanno combattere insieme a loro per sperare in uno spicchio di vita migliore. Due anime alla deriva che il destino ha voluto far scontrare per essere salvate. Incatenati, quasi avvinghiati dalla stessa paura di non potersi meritare. Perché fra loro non sbocciano rose e fiori, ma fiamme vive che incendiano il cuore. Insieme sono come lampi di luce nel buio di una notte stellata. Sentimenti che nascono e che è difficile accettare. Li senti sulla tua pelle come brividi. Intensi, profondi, viscerali, talmente reali che comprendi come la vita riesca a essere così beffarda ma anche cosi maledettamente bella. Belli sono loro che si inseguono, si annientano ma non sono capaci di godersi con i sorrisi stampati. Loro si amano in modo frustrante, dannoso ma totalizzante.
“Un amore così è una malattia, una di quelle che ti si insinua nel sangue, ti modifica il DNA e non se ne va più.”
Non bastano le sole labbra per potersi assaggiare. Usano denti, corpo, anima e tutto ciò che è in loro possesso per annientare il dolore, spegnere i sensi di colpa insieme a quella paura di riconoscersi così difettosi eppure ancora vivi per potersi amare. La loro storia ti frantuma l’anima, per poi ricomporla, magari piena di cicatrici ma sicuramente più forte di prima. Ti arriva dritta al cuore per rubartene un pezzo e incatenarlo a loro per sempre. Una storia di vita vissuta che rispecchia la realtà di tanti ragazzi che vivono nei sobborghi di periferia e che trovano nella passione e negli ideali un senso di appartenenza che li rende liberi. Storie vere come quelle di Camille e di tutte quelle persone a cui la vita ha tirato un brutto scherzo, ma così forti e coraggiose da rialzarsi in piedi per gridare, nonostante tutto, di essere ancora vivi. Loro sono luce, coraggio, vita e battito incessante del cuore.
Teschio e Camille sono diversi eppure nati per vivere tutto questo e avere la sfacciata fortuna di incontrare una autrice magistrale e talentuosa come Silvia Ciompi che ha saputo raccontarli attraverso una poesia sussurrata, rendendoli vivi e reali. Domani quando guarderò la curva dello stadio con i suoi colori, i fumi e le mille bandiere sarà tutto diverso. Starò lì a cercare i loro volti, perché loro sono sicura che sono lì a tifare come sfegatati la loro squadra del cuore, consapevoli delle loro cicatrici ma felici di appartenere a quel solo piccolo mondo che li rende uguali. Non finirò mai di ringraziare questa autrice che con Tutto il buio dei miei giorni, ha saputo scrivere un piccolo capolavoro, ha saputo trasmettere emozioni forti, ha saputo raccontare senza tanti fronzoli la vita vera quella che fa male ma che sa anche riempire gli spazi vuoti del cuore.
Tiziana
“L’amore non cancella il dolore, lo amplifica. Incide cicatrici, scava buchi e non cancella il buio. Ma per quanto faccia male, ti dà anche la forza di lottare”