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Questa volta mi sono presa del tempo per descrivere tutta quella gamma di colori che hanno dipinto ogni emozione vissuta. Lo scozzese è stato un libro che ho avuto la fortuna di leggere molto prima della sua uscita e ricordo di averlo divorato negandogli il giusto tempo per decantare, come necessiterebbe un buon vino nella sua annata migliore. Perché sono stata talmente travolta, se non risucchiata, dai suoi ritmi incessanti, da aver perduto quel tempo per poterlo godere come di solito succede con le grandi storie. Avevo quella voglia spasmodica di arrivare alla fine, per scoprire le carte che sapientemente Veronica Deanike continuava a nascondere. Come in un gioco in cui scommetti per vedere il punto, e poi qualcuno ti soffia la puntata da sotto il naso. La sua prosa ha deliziato il mio palato. I suoi personaggi sono stati perfetti: misteriosi, conturbanti e passionali. I paesaggi descritti delle antiche terre selvagge delle Highlands scozzesi, sono riusciti, con la loro bellezza intrisa di mistero, a evocare nei miei pensieri eroi leggendari e ballate antiche. Ma è stata la curiosità mista alla brama di capire, a trasportarmi con una velocità supersonica verso la fine, spinta da una trama coinvolgente che ha snocciolato barlumi di verità velate come miraggi di un’oasi in un arido deserto. Alla fine, quando finalmente sono riuscita ad assetare la voglia di sapere, i miei pensieri hanno continuato per giorni interi a nutrire il desiderio di tornare ancora in quei paesaggi incantati fra vallate solitarie e territori selvaggi, per rivivere quei momenti di passione ardente e primitiva che hanno riempito le pagine di questo libro. E, come una dipendenza da cui non riesci più a guarire, ho ricominciato dal prologo… a innamorami ancora e perdutamente dello scozzese.
“Quell’uomo riempiva i suoi sensi, era acqua per l’assetato, cibo per l’affamato, veleno per la sua consapevole vittima”
Lo scozzese è un uomo carismatico e primitivo, quasi rozzo nei suoi gesti. Eppure è l’uomo che può sconvolgere i vostri sogni per ridefinire ogni concreta convinzione. La sensazione iniziale è stata di addentrarmi in una storia ad alta tensione, come in uno di quei thriller avvolti dal mistero. Ma poi, quello che mi ha letteralmente catturata, facendomi abbandonare ogni sensata cognizione, è stata la figura torbida e contraddittoria, e non meno accattivante, di un uomo freddo e scontroso, che attraverso un fascino che trasuda da ogni suo poro, è riuscito con i soli sguardi a comunicare leggi proprie di un mondo invalicabile e misterioso. Un iniziale timore, mi ha portata infatti a considerarlo un uomo inavvicinabile e lontano. I suoi silenzi e i segreti, di cui avvolgeva i suoi pensieri, hanno confuso ogni mio iniziale immaginario. Ma poi, sono stati proprio quei contorni indecifrabili, che mi hanno completamente annichilita, come se fossi stata io stessa, la prima vittima del suo fascino primitivo.
“Lucy era soggiogata dall’abilità che quell’uomo aveva di mostrarsi rigoroso e formale pur mancandole palesemente di rispetto”
Lo scozzese lavora ai margini di una società corrotta. Il suo incarico è quello di proteggere Lucy Wood; la figlia viziata e prepotente di un potente uomo politico londinese. La corruzione e il coinvolgimento in affari loschi e poco leciti, hanno fatto di Aaron Wood un uomo eletto a un edonismo egoista e arrogante. Anaffettivo di natura, usa suo figlia come una bambola preziosa da esporre alla ricca società, come emblema di una famiglia amorevolmente unita. Ma Lucy è una bambola spezzata che rifugge ogni velleità a seguire le orme di un padre, che le ha negato qualsiasi tipo di calore famigliare. La mancanza di fiducia verso quella ricchezza sporca ed effimera, hanno maturato in Lucy una voglia di indipendenza, per conquistarsi la via verso la libertà da quel mondo diventato la sua prigione. Il suo involucro esteriore riesce intenzionalmente a camuffare una donna decisa e intelligente in una ragazzina viziata e altezzosa, pronta a confondere lo sguardo gelido e indifferente di quell’uomo senza nome che tutti chiamano “lo scozzese”. Il loro primo incontro, fatto di silenzi e sguardi minacciosi, mischia i ruoli fra vittima e carnefice. Lei usa parole altezzose e prepotenti, mentre lui sorride davanti a quella ragazzina che sembra così viziata da potersi permettere di redarguirlo come fosse un suo schiavo e non un protettore.
“Non sapeva se dover essere più incazzato o più ammirato da quella strana creatura che si muoveva al confine tra innocenza e seduzione, stupidità e saggezza, ideale e suicidio.”
Sono ambedue assetati di conoscere la verità, che si cela dietro le apparenze dei loro volti. Lui, distante e pericoloso, nasconde quella strana irritazione che lo porta a un’inconsueta vulnerabilità che confonde la freddezza del suo ruolo. Lei, dietro quella facciata da ragazzina viziata, usa intelligenza e seduzione per rubare i segreti più reconditi di quell’uomo che non si vuole smascherare. Un gioco fra verità taciute e obbiettivi calcolati e fra rabbia e frustrazione, armi che diventano immuni davanti a quella strana elettricità che li attraversa, quando i loro corpi si avvicinano. Una passione che nasce quasi come una provocazione, ma che divampa come nemico a quell’insano gioco in cui ambedue dovranno denudarsi di bugie e segreti non rivelati, per unirsi nell’unico obbiettivo che li può rendere inconsapevolmente simili. Un percorso in cui dovranno cedere alla brama che li brucia, per accettare quei nascenti sentimenti come unica strada che li può portare a ricredere su tutto.
“Una vita indomita che scalpitava dentro un corpo fragile e provocante. Un corpo che sentiva dolorosamente suo.”
Veronica Deanike ritorna con Lo scozzese sfoggiando il suo talento in una storia diversamente romance, intrisa di suspense e avvolta dal mistero. Questa autrice ogni volta ha la capacità di rendere i suoi personaggi unici, affascinanti e intensi. Non si nega mai nel dettaglio introspettivo della loro natura e dei loro temperamenti, ed inconsapevolmente riesci ad amarli e a odiarli nello stesso modo, quasi come, se nel descriverli, li affidasse nella loro integrità al cuore del lettore. E’ questo quello che mi succede ogni volta che leggo un libro di Veronica Deanike, riesco a trovare un passaggio diretto per connettermi alle sue storie e carpire ciò che nel profondo vuole trasmettere. Non penso che sia solo la bellezza del suo scrivere, credo fermamente che il suo è un percorso personale, con cui riesce a rendere vivi i personaggi e reali le loro storie. Ma quello che fa del Lo scozzese, forse uno dei suoi libri migliori, è l’adeguata fluidità con cui è riuscita a indossare la trama narrativa della misura esatta che necessitava, per renderla più veloce e accattivante. E, anche questa volta, mi sono perdutamente innamorata del suo personaggio maschile, verosimilmente come faccio un po’ tutte le volte, perché in ognuno di loro ho sempre trovato quella passione ardente e quella vulnerabilità che li rende unici e più vicini alla realtà. Anche lo scozzese è un personaggio molto passionale, solo che si svela piano piano, quasi come volesse nascondere la sua indole per sorprendere, solo alla fine, il lettore. Perché l’epilogo finale regala le parole dello scozzese narrate direttamente dalla sua voce in prima persona, un regalo che l’autrice ha voluto fare ai lettori, abituati ai suoi soliti dettami narrativi in terza persona. Un libro bellissimo che vi farà venire voglia di rileggerlo ancora e ancora, per assaporare ogni volta qualcosa di diverso, proprio come ho fatto anch’io, nostalgica di ritornare fra le bellezze selvagge e le atmosfere misteriose delle Highlands scozzesi che sono la cornice perfetta di questa storia.
Tiziana