Directions

Prima di iniziare a leggere la recensione, vi invito a leggere il primo libro della trilogia Absence, Il gioco dei quattro, per evitare eventuali spoiler. Lettrici avvisate mezze salvate.
Il finale di Absence l’avevo associato alla citazione calcistica “zero a zero… palla al centro”. Infatti, con L’altro volto del cielo, il secondo volume della trilogia, la lotta per la vittoria ricomincia.
Tre squadre: Alfa, Beta e Gamma. Quattro ragazzi per squadra disposti a tutto pur di vincere.
La voce narrante è sempre quella di Faith, la quale si è ritrovata “cancellata” dal suo mondo. Stessa sorte è accaduta a tutti gli altri protagonisti.
Lei e i suoi compagni di squadra sono alla ricerca della verità, e devono lottare per riacquistare la loro identità. Sono costretti a vivere di nascosto, strisciare lungo i muri per non essere di intralcio alle persone e alloggiare in camere di hotel nella speranza di poter dormire qualche ora.
Nessuno li vede, nessuno li sente. Le persone amate non hanno alcun ricordo di loro…come se non fossero mai esistiti. E soprattutto nessuno li deve scoprire. Se così fosse, resterebbero “invisibili” per sempre.
Ma come fare per tornare a essere visti?
Non possono fare altro che stare al gioco dell’Illusionista, colui che impartisce le regole.
Un nuovo viaggio. Un nuovo foglietto. Nuove coordinate da seguire.
“Singapore verde. Sotto gli alberi del futuro – 130 ore”
Il siero NH1 che è stato iniettato loro, sta avendo i suoi effetti collaterali. Ogni personaggio reagisce in modo diverso: c’è chi si indebolisce, chi perde fiducia in se stesso, e chi invece trova la forza di volontà per reagire. Ed è proprio la rabbia e la voglia di sopravvivenza che trasformano Faith in Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
“La sentivo, la paura, era ancora da qualche parte, incastrata tra lo sterno e i polmoni. Ma il terrore aveva perso il suo effetto, l’istinto di autoconservazione stava lasciando il posto a una calcolata freddezza. La mia malattia, il mio effetto collaterale, il mio cancro. Ero pronta a venire fuori.”
Faith non vuole fermarsi di fronte a nulla e a nessuno. Sua madre potrà mai tornare a ricordarla? Tutto ciò che sta vivendo sembra irreale, anche se aver incontrato Jared, Scott e Christabel ha portato qualcosa di nuovo nella sua vita. Ora loro sono la sua famiglia.
Chissà cosa sarebbe accaduto, se avesse incontrato Jared nella normalità. Sicuramente ora è il suo porto sicuro. E tra le sue braccia riesce a trovare qualche secondo di pace.
“L’inizio con Jared Price corrispondeva alla fine dell’Illusionista. E non solo per conoscere lui, ma anche per far conoscere a lui la vera me. Quella che aveva un senso, prima di diventare invisibile.”
Ma poi tutto torna come prima. Costretta a impugnare un coltello per difendere la vita dei suoi nuovi amici, le sue emozioni prendono il sopravvento.
Ogni pagina di Absence #2 è intrisa di suspense. La voglia di scoprire i piani dell’Illusionista è talmente forte, e la necessità di continuare a leggere sovrasta tutto.
Troppe sono le domande che vorticano nella testa capitolo dopo capitolo, e ci si ritrova a “giocare” assieme ai personaggi del libro.
Se lo analizziamo bene, non è un gioco. È una vera e propria guerra tra fazioni, alla ricerca di risposte. È come essere catapultati in un’altra vita, senza essere stati avvisati.
Chi vincerà?
Chi vivrà?
Chi si potrà riappropriare della propria identità?
Esiste davvero la possibilità di ritornare alla propria esistenza?
Sono davvero tanti i quesiti, che portano a logorare l’anima di ognuno di loro.
La posta in gioco è troppo alta, ma che cosa ha in serbo l’Illusionista per Faith e la sua squadra? Che cosa si nasconde dietro le quinte di questo gioco?
“I castelli cadono, le fondamenta cedono, le parole perdono valore. Malgrado le promesse infrante, lui restava un fratello, Christabel una sorella e Jared… restava Jared. Per questo mi sarei battuta, perché nonostante tutto ci si rialza, si ricomincia daccapo, e si ridefinisce quella che chiamiamo identità.”
Non si può non dirlo: Chiara Panzuti ha un dono. E le auguro di poterlo coltivare e continuare a nutrirlo.
Sa intrecciare più personaggi nello stesso libro senza lasciare nulla al caso. Direi che ha quasi una mente machiavellica. Niente è scontato o scritto in maniera banale. Un plot alquanto articolato e costruito con esemplare precisione.
Ha la capacità di mantenere sempre alta l’attenzione durante la lettura, grazie al ritmo incalzante della storia. Absence #2 lo definirei davvero “Il suspense adrenalinico”. È come ritrovarsi con la quinta già ingranata, senza avere la possibilità di rallentare, e pertanto bisogna solo restare in corsa ed evitare gli ostacoli.
Mi complimento davvero con Chiara Panzuti, e sono onorata di aver letto in anteprima il suo libro, perché quando una scrittrice italiana ha tutte le carte in regola bisogna gridarlo a gran voce.
Ora non ci resta che attendere il terzo volume della trilogia, e mi auguro di non dover aspettare troppo.
Nel frattempo, come Faith, resto in guardia. Ascolto ogni piccolo suono che mi circonda e mi tengo pronta ad attaccare.
Silvia