Directions
Data di Pubblicazione 27 Dicembre 2021
Prologo
Jaylen
Il rinfresco funebre al chapter era silenzioso, niente a che vedere con il solito casino che facevamo quando ci ritrovavamo insieme. Avevamo seppellito il nostro presidente e tutti ne stavamo subendo il colpo.
Per molti di noi, Tony era stato un padre. Mi aveva accolto quando ero solo un ragazzo di ventun anni prendendomi sotto la sua ala protettiva, facendomi sentire parte di un qualcosa che si era rivelato più grande di quanto mi aspettassi al mio arrivo a Raleigh. Era stato il mio punto di riferimento, la mia bussola in un momento in cui pensavo di aver perso tutto. Aveva raccolto i miei pezzi rotti, ricomponendomi e facendomi diventare un uomo.
Custode dei miei segreti, se li era portati nella tomba, e ora mi domandavo cosa ne avrei fatto.
Non potevo cedere, la situazione era già abbastanza incasinata con Killian. Dovevo essere presente, perché era devastato dalla perdita, riuscivo a immaginare come si sentisse. Anthony Hill era stato una guida per tutti noi e il senso di smarrimento che avevo letto in fondo agli occhi di Shallow era lo specchio di quello che ognuno di noi provava.
Mi guardai attorno: l’aria che si respirava era pesante, si percepivano tristezza e sconforto. E non ero bravo a venire a patti con quelle emozioni. Non piangevo, ero un biker, ma in quel momento avrei voluto urlare al mondo il dolore straziante che mi stava squarciando il petto. Proprio per quel motivo, lasciai di soppiatto la sede del club e presi la moto, che mi portò lì, nell’unico posto dove sapevo di poter trovare quello che cercavo.
Dalla sola persona in grado di gestire i miei silenzi e i miei cambiamenti di umore repentini. Dall’unica donna su cui sapevo di poter contare, perché anche se lo nascondevo, solo con lei riuscivo a essere me stesso.
Lei mi aprì la porta della sua abitazione dopo aver suonato il campanello più volte. Ero certo che fosse sola, lo era quasi sempre. Eravamo due anime tormentate, ma che si completavano. Insieme a lei il mondo perdeva un po’ della sua oscurità e si riempiva di una luce particolare.
Era la mia tentazione. La nascondevo nell’angolo più recondito del mio cuore. Proteggendola. Disprezzandola. Adorandola. E dimenticandola subito dopo.
Non le parlai, la guardai e lessi la solita comprensione sul suo meraviglioso viso quando si scostò per farmi entrare.
«Che cosa ci fai qui?» mormorò quasi senza voce.
«Non lo so nemmeno io.» Allungai una mano e le feci scorrere il pollice sulla guancia destra. «Ma avevo bisogno di vederti.»
«E Rowie?»
Era la domanda che, ci avrei scommesso, mi voleva porre dalla sera che avevamo passato al club per la raccolta di beneficenza, quando lei era arrivata inaspettatamente e mi ero fatto vedere con la donna che mi scopavo. Ero consapevole che non le era sfuggito l’attimo in cui, insieme a Bullet, mi ero alzato portando Rowie nella mia stanza privata al chapter. E lo sapevo perché mi ero accertato che lo vedesse.
«Lei non è te,» fu l’unica cosa che mi concessi di dirle prima di passarle le nocche sul labbro e di perdermi in lei. Il mio corpo era attratto dal suo come una calamita, due poli opposti che non potevano fare altro che schiantarsi l’uno contro l’altro. E così successe, perché la mia bocca cercò la sua, e quando le nostre labbra si toccarono e i respiri si mischiarono, mi sentii come un assetato in un deserto arido che brama la sua prima goccia d’acqua.
Fino a quel momento avevo avuto la sensazione di essere come una nave senza àncora in balìa della tempesta, libera di farsi trasportare dalla potenza delle onde, ma in quel preciso istante ritrovai il mio porto sicuro. Ricordai il gusto di fragola delle sue labbra, la morbidezza delle sue curve che combaciavano perfettamente con le mie. Tutto mi riportò ai pomeriggi passati nella casa sull’albero che avevo costruito per lei, alle nostre mani fameliche mentre ci toccavamo, ai battiti accelerati, ai gemiti non trattenuti. Era stampata a fuoco nei miei ricordi, la sua anima era legata alla mia da intrecci invisibili e il suo cuore dolce e altruista era lì per me. Volevo strapparglielo dal petto perché sapevo che non sarebbe mai stata davvero mia.
La desideravo e quella notte la amai senza regole e senza condizioni, tra il dolore e la follia. I nostri corpi si mossero adagio in una danza erotica, le nostre dita non smisero mai di restare intrecciate, le nostre anime si ritrovarono accarezzandosi senza freni. Per la prima volta da quando la conoscevo, mi sentii legato a lei in modi del tutto nuovi.
Contro ogni buon senso e contro ogni pensiero assennato, calpestai il rancore che provavo solo per riuscire a stringerla di più, come se mi appartenesse.
Quella notte fu il sollievo della mia anima. La tenerezza mai provata quando la baciai. Il piacere più grande quando la toccai. La ricchezza del mio appagamento quando la scopai. Era il mio amore più grande e il mio odio più profondo, era la debolezza da cui scappare per proteggere tutto ciò che contava davvero, e quando me ne andai, nel silenzio con cui ero arrivato, capii cosa significasse avere dei rimpianti.
Perché, per quanto volessi negarlo, Hailey Laura Wood sarebbe stata per sempre il mio.