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Ho lavorato come segretaria per mettere da parte qualcosa e aprirmi una pasticceria, ma poi non l’ho fatto. Avrei voluto anche una famiglia, ma idem. Sono stata magra, poi grassa e poi di nuovo magra. Fumavo, poi ho smesso. Era una segretaria, prima è stata magra, poi grassa, poi magra e poi è morta. Ecco con cosa mi devo confrontare adesso. Ho sempre continuato a pensare che la mia vera vita non fosse ancora cominciata. E viene fuori che la mia vita era quella e basta. E che ho più o meno sei mesi per farmelo andare bene.
Questa mattina sono stata al funerale di una anziana signora, e la figlia dal pulpito ha voluto dire alcune parole sulla morte, e sono rimasta molto colpita quando ha detto che sua mamma se n’è andata soddisfatta a 94 anni dopo aver sistemato ogni cosa nella sua vita e in quella dei figli, perché la morte non è una cosa brutta, è la conclusione di un viaggio ad ostacoli terreno, che giunge al suo epilogo passando attraverso una vita che ci costruiamo mattone dopo mattone.
E’ una frase che mi ha fatto molto riflettere, ho deciso di prendere questa lettura perché devo confessare che ho un problema irrisolto con la morte, non riesco ad accettare che un giorno tutto questo possa finire, e ogni volta che mi sfiora il pensiero mi ritrovo in una valle di singhiozzi e lacrime alla completa disperazione. La nostra cultura ci educa molto male da questo punto di vista, mostrandoci la morte come qualcosa di brutto, di negativo, di triste.
Associamo a essa il lutto, la disperazione, la sofferenza e non abbiamo una visione della morte come passaggio, come tappa o semplicemente come caratteristica naturale della vita. La paura di morire nasce principalmente dal nostro desiderio positivo di vivere, di esserci, di esistere, siamo attaccati alla vita con forza.
Il libro d’esordio di questa autrice dipinge un ritratto autentico e dalle mille sfumature del dolore e dei vari modi in cui le persone cercano di affrontare e continuare la vita quando accade il peggio e si perde una persona cara.
Iris Massey è recentemente deceduta. Il suo capo e amico intimo, Smith Simonyi, sta lottando per mantenere a galla la sua società di PR e non riesce a venire a patti con la sua morte. Rifiutando di assumere un dipendente a tempo indeterminato per sostituire Iris, decide invece di assumere un tirocinante di nome Carl. Mentre ripulisce la scrivania di Iris, Carl si imbatte in una copia stampata di un blog intitolato “Prime bozze della mia vita: romanzo da un blog di Iris Massey” che aveva aperto dopo che le era stato diagnosticato un cancro. Iris ha lasciato un biglietto sopra per Smith chiedendogli di pubblicare i suoi pensieri nel blog se lo riteneva all’altezza per essere pubblicato.
Smith, se pensi che ne valga la pena, pubblicalo. Non sentirti in obbligo solo perché sono morta!
Volendo assicurarsi di avere l’approvazione familiare per farlo, Smith contatta la sorella di Iris, Jade. Impantanata anche lei nel più totale sconforto e dolore, si oppone con veemenza alla sua pubblicazione. Alla ricerca di un collegamento con Iris, Jade e Smith iniziano una fitta corrispondenza di e-mail, parlando della loro vita e di come Iris ne abbia fatto parte. Quello che inizia come uno scambio di e-mail tra la sorella di Iris e il suo capo diventa una potenziale connessione d’amore, mentre i due si muovono attraverso il dolore, ognuno a loro modo.
Questo romanzo è raccontato sotto forma di e-mail, diari di terapia online, vecchi post e disegni tratti dal blog di Iris, con uno stile tutto nuovo di scrittura. La scelta dell’autrice ci fa riflettere anche su ciò che significa essere umani in questa era virtuale. I post sul blog di Iris sono creativi e danno un tono più serio al romanzo. Man mano che la sua malattia progredisce, affronta la questione della morte, le interazioni con i suoi medici fin troppo onesti, i rimpianti per non aver realizzato di più nella sua breve vita e la sua comprensione del fatto che la sua assenza distruggerà sia Smith che Jade. Le illustrazioni del blog di Iris sono penetranti e danno una grande aggiunta al libro.
Era stato Smith. Riusciva a darmi senza sforzo l’impressione di essere vista e sentita. Mi ascoltava. Rideva alle mie battute. Sembrava impaziente di sentire cosa avevo da dire.
Posta in uscita è una dolce storia di dolore, perdono e su come lasciare un ricordo di sé alle persone che hanno fatto parte del nostro cammino, affrontato con una intimità che ha lasciato spazio anche a battute divertenti e che mi hanno fatto sorridere in più occasioni.
Mi ha fatto riflettere molto sulle relazioni, sui potenziali rimpianti e su come andare avanti dopo la morte di una persona cara. Smith sta lottando con Iris, affrontando le difficoltà della sua relazione con sua madre, un affare di pubbliche relazioni in fallimento e navigando in una nuova amicizia con la sorella di Iris, cercando di lavorare con lei per soddisfare il suo ultimo desiderio. Chi alleggerisce tutto l’impianto stilistico è Carl il suo stagista – buffone, che non segue mai gli ordini e fa sempre di testa sua, arrivando sempre a cacciarsi in situazioni tragicomiche.
Non esiste un modo giusto o sbagliato per vivere un lutto. Ogni lutto è differente e porta con sé vissuti molto profondi. Con il tempo la tristezza diminuisce e si può tornare pian piano alla tua vita quotidiana.
Non siamo mai pronti a lasciar andare o a perdere qualcuno. La morte è uno degli eventi critici della vita più duro da affrontare e superare. È doloroso soprattutto quando a determinarla sono gravi e lunghe malattie, perdite improvvise e ancor di più, quando un nostro caro viene a mancare in momenti in cui, secondo le normali tappe del ciclo di vita, non è naturale che accada. Un ruolo prezioso e fondamentale è rivestito dalle relazioni familiari, amicali e sociali. È proprio di fronte ad eventi simili, che la relazione affettiva, può fare la sua parte, dandoci quel conforto di cui abbiamo bisogno.
Questo è un romanzo epistolare scritto in chiave moderna, dove c’è una perfetta miscela di umorismo romanticismo e pathos. Una storia di persone imperfette che si sono connesse nelle peggiori circostanze, una chiave di lettura insolita sull’amore, la famiglia e la moralità della nostra esistenza.
Abbiamo solo un certo tempo a nostra disposizione e dovremmo viverlo pienamente.
Morena The Queen