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Vorrei partire direttamente dall’ultima frase della sinossi del libro che mi ha incuriosito perché di tennis ne so poco o nulla. Mi riferisco a quel “love che nel tennis significa zero”. A parte le spiegazioni letterali derivanti dal francese, mi ha colpito il fatto che nel linguaggio popolare quando in un qualunque gioco si perde c’è un vecchio detto che recita “fortuna al gioco, sfortuna in amore” e quindi se in una partita rimango a “zero”, sarò sicuramente fortunata in amore.
Julian Smoke è un trentenne ex tennista che anni prima ha fallito la qualificazione agli US Open e non è più riuscito a vincere, imbruttendosi in un lavoro ordinario e ubriacandosi tutte le sere. Proprio in un pub incontra Amalie Warner e sono subito scintille perché entrambi sono scontenti della propria vita e quindi si aggrediscono verbalmente pensando le peggio cose l’uno dell’altra. Per Julian Amalie è una ragazza viziata, una snob, una principessa che non ha bisogno di nulla se non soddisfare tutti i suoi capricci, essendo figlia di un miliardario proprietario di una catena di hotel molto famosa.
Nonostante questo primo impatto decisamente negativo, sono tutti e due di una bellezza disarmante ed è inevitabile che una potente attrazione fisica li sovverta. Entrambi hanno bisogno di provare, per un’ultima volta a sé stessi e al mondo intero, che sono capaci di inseguire il proprio sogno – lei scrittrice, lui campione di tennis – che anni prima hanno sfiorato e poi perduto.
Decidono così di aiutarsi a vicenda per realizzare quello in cui credono. Iniziano quindi un percorso di conoscenza reciproca nonostante le loro chiusure sul passato. Hanno ferite aperte che non vogliono lasciar trasparire per paura di soffrire ancora.
“Combattere contro la propria merda interiore faceva parte del processo di superamento degli ostacoli che intralciavano qualsiasi sogno”
Per motivi diversi hanno un conto in sospeso con il proprio padre e provano a risolverlo, lui con allenamenti duri e inflessibili per arrivare a partecipare agli US Open e lei scrivendo un nuovo libro con Julian come protagonista. Amalie, infatti, non vuole arrendersi ma continuare a dedicarsi alla scrittura che sente più che mai nelle sue corde.
“Scrivere una storia la trasportava in un altro mondo, un mondo in cui lei controllava gli esiti di ogni azione e dava a tutti i suoi amati personaggi il lieto fine che meritavano. Un senso di libertà accompagnava ogni parola che digitava”
Amalie e Julian sono due combattenti nati, il loro stare insieme, tra un allenamento e una partita, accompagnato da un’incontrollabile attrazione fisica, diventa tanto importante quanto salvifico per guarire dalla diffidenza e dalla sfiducia nelle persone, sintomi delle delusioni che hanno incontrato nella loro vita. Tra loro nasce un sentimento maturo e autentico, tale da far impallidire e dissolvere una volta per tutte, le loro paure.
“Rimasero seduti lì per un po’, lui tra le sue braccia, la testa di Amalie sulla sua spalla, mentre il cuore morto e insensibile di Julian tornava pian piano in vita”
Tutti noi abbiamo delle parti vulnerabili, delle ferite non completamente rimarginate che abbiamo paura di lasciare scoperte perché appena le sfioriamo fanno male, facendoci sussultare dal dolore e nascondendole a chiunque non sia una persona che riteniamo degna della nostra fiducia, che sappiamo ci voglia bene pur conoscendo di quelle cicatrici mai rimarginate. Amalie e Julian sono riusciti nel realizzare i propri sogni a trovare il modo di esternare le proprie paure e di renderle per loro un vero punto di forza.
Il piacere di Amalie nello scrivere è stato pari al piacere del lettore: svelare pian piano i personaggi dei libri, appassionarsi empaticamente al loro vissuto, vivere gli stessi sentimenti ed emozioni e attendere con impazienza e piacere il lieto fine che si meritano.
I pov sono di entrambi scritti in terza persona capaci di coinvolgere pur non conoscendo alla perfezione il linguaggio del gioco del tennis e l’autrice, con una capacità di scrittura fluente e accattivante, è stata capace di trasportarmi con entusiasmo e professionalità in un campo in terra battuta, tanto quanto nel grande cuore dei due protagonisti.
“Julian,
Puoi farcela. Ho creduto in te fin dal primo giorno,
anche se a volte odiavo ammetterlo.
Vai lì fuori e gioca la partita che tuo padre ha sempre
saputo che saresti stato in grado di giocare.
Con amore, Amalie”
Cristina