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“Sai, dovresti cambiare taglio e colore di capelli. Sei così anonima”
Esordisce così, a qualche pagina dell’inizio di questo nuovo libro di Gina Laddaga, Davide, il compagno di Leda. E non è una delle tante frasi scritte, quella che ho scelto. Non è a caso. Succede, quando si è talmente innamorate che ci si lasci “consigliare” facilmente dal proprio uomo. Per lui si farebbe di tutto, se lui ci desidera diverse, a volte, lo accontentiamo. Questo è ciò che si ritrova a fare Leda, così innamorata di Davide da diventarne succube. Così ammaliata, all’inizio, da essere facilmente manipolabile. E poi così arresa e consapevole alla fine, da subire mortificazioni pubbliche e ancor di più private, offese gratuite, urla, schiaffi. Entra in una spirale di privazioni, si allontana da tutti, isolandosi nel suo dramma da cui non sa come uscire. Perché pensa di meritarlo, pensa di riuscire a cambiare Davide. Perché non ha abbastanza forza da ribellarsi. Loro, così belli, giovani, intraprendenti si erano conosciuti all’università e a lei non sembrava vero che un ragazzo così bello, ricco, interessante si accorgesse di lei. Ma ora la realtà diventa insostenibile e Leda non riesce a trovare la via di fuga. Così fa quello che più facilmente, davanti alla paura, si riesce a fare: spegne le emozioni.
“Leda chiuse gli occhi. Spense tutto di sé. Soprattutto il cuore”
Le prime pagine di questo romanzo mi hanno fatto arrabbiare. L’inizio è così diretto e privo di fronzoli, e va al dunque senza remore, che non mi sembrava giusto per l’inizio di un libro! Continuando la lettura, invece, ho colto la bravura di questa autrice. Ha afferrato il lettore da subito. E da quel momento sono rimasta incollata alla storia fino alla fine.
Mi sono detta “non può essere che il protagonista di questa storia sia uno come Davide!”. In effetti non lo è.
La storia di Leda e Davide si evolve e termina nel peggiore dei modi, coinvolgendo non solo loro due, purtroppo. Ma Davide è servito all’autrice per far capire le conseguenze della violenza nel tempo. Ci si concentra molto sull’atto in sé ma mai abbastanza poco sulle conseguenze che nel tempo accompagnano le donne, ma anche gli uomini, vittime di violenza.
“La prima volta fu una sberla. La seconda fu un pugno alla schiena. La terza volta furono entrambi. E qualche volta ci furono anche calci. Poi c’era il sesso. Violento. “
Leda riesce a far uscire Davide dalla sua vita, ma l’esperienza è talmente alienante da renderla come “anestetizzata”. Non prova più nulla, abbandona i suoi sogni, diventa ossessiva nei suoi atteggiamenti, si chiude al mondo, non ama essere toccata. Dopo anni, si convince a frequentare un corso di autodifesa. E qui incontra Sebastiano.
“Accade tutto così in fretta: io lo guardo e lui guarda me. Quegli occhi chiari mi fanno di nuovo battere il cuore, ma in maniera diversa dal solito. Non è paura. Non è ansia”
Leda farà di tutto per ostacolare gli approcci di Sebastiano, ma lui capisce. Lui è diverso. Questo ragazzone così concreto ma estremamente delicato, tenero, affidabile e forte. Con caparbietà inizia a toccare le corde giuste e tocca l’anima di Leda. Del resto incontrare un uomo che ti apre lo sportello della macchina, che ti allaccia i bottoni del cappotto quando fa freddo, che cucina per te, che ti tiene per mano, non è cosa da tutti i giorni. Un uomo così deve avere un’anima gentile per forza. Di un uomo così è facile non avere paura e nonostante i suoi timori, Leda pensa di potergli e potersi concedere una possibilità. Questo ragazzo la farà sentire di nuovo viva, ma soprattutto libera.
“Sono parecchi anni che non provo qualcosa del genere; mi sembra di ricordare che si definissero farfalle. Oppure vertigini”
Ma Leda ha imparato da anni a sfuggire le emozioni e le persone. E appena la paura di innamorarsi e sbagliare ancora, si fa viva, scappa. Sa scappare che è una meraviglia ora. Sebastiano saprà conquistarla e farle ritrovare il desiderio di vivere, di amare e sentirsi amata? Saprà togliere la paura dagli occhi di Leda?
Sullo sfondo di una Firenze raccontata e descritta in una forma tale da volerla assolutamente visitare, si snoda la storia complicata, affascinante e passionale di questi due ragazzi. L’autrice trasforma il racconto da crudo e terribile a delicato e romantico. Non ho voluto intenzionalmente raccontare molto di Sebastiano per dare modo e piacere di scoprire la bellezza interiore tanto ben descritta di questo ragazzo così Uomo.
“Lui mi ha insegnato che è importante denunciare. Ed è un uomo come tutti dovrebbero essere. Un uomo che mi ama, che mi rispetta. Un uomo che non ha mai alzato un dito su di me”
La vertigine che ho di te è un libro che fa arrabbiare, sorridere, sospirare, piangere, che da conforto, che fa sognare e che rassicura.
Questo è un libro che dà SPERANZA.
Wanessa