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Durante la lettura di Novembre, il precedente romanzo di Laura Vegliamore di cui La parte sinistra è lo spin-off, la figura di Leonardo mi colpì immediatamente: era un ragazzo così umanamente presente per la famiglia, un fratello rassicurante e protettivo, fragile e forte allo stesso tempo ma che dietro la maschera del ragazzo brillante nascondeva l’inferno. Un personaggio che non meritava di restare secondario rispetto agli altri.
Sapevo che la sua storia sarebbe stata emozionante e delicata sotto molti aspetti, sciolta in una trama dove la conflittualità di tutte le emozioni che ruotano intorno al poetico sentimento dell’amore, cattura totalmente l’attenzione tanto da non deludere le mie aspettative.
In questo volume ritroviamo Leonardo ormai trentenne, un uomo chiuso nella sua routine solitaria, con un’anima intrisa di rabbia e profondo rancore. Lui sempre a disagio davanti a tutti, estremamente insicuro, dai modi burberi ma dal cuore immenso, pieno di dolcezza che andrebbe solo riscoperta.
Lo immaginavo durante la lettura mentre apriva gli occhi al mattino borbottando e poi faceva colazione maledicendo il mondo e soffocando la smania di rivalsa contro tutti, di farcela da solo senza essere più costretto a farsi “sostenere” dagli altri.
“Se hai bisogno ti puoi appoggiare a me”
Lo scontro con Nina lo sbalza indietro con la mente a sedici anni prima, riportando a galla ricordi terribili che credeva non facessero ancora così male. Perché quella ragazzina è riuscita in mezzo secondo a strattonare le sue emozioni facendolo sentire di nuovo inadeguato? E perché nonostante l’odio immediato verso di lei, sente la necessità di sapere di più, conoscerla e toccarla?
“Ciao Leonardo”
Preso alla sprovvista, ucciso in due secondi. È che ha questa voce che mi fa un po’ impazzire.
“Ciao Nina “
Nina è l’imprevisto, la variabile nella vita di quest’uomo reciso in mille pezzi, reso arido da un dolore silenzioso che gli circola nelle vene più del sangue. Nina è la speranza della felicità e la paura del fallimento, è una donna che si nasconde dentro il corpo di una ragazzina portando con sé delle sorprese speciali che la rendono in breve tempo essenziale per Leonardo. Nina è l’amore, quello che Leonardo si è sempre negato e che ora deve subire, affrontare e vivere. Il loro è un legame impercettibile che dapprima li travolge stordendoli e poi li assesta in un equilibrio stabile fatto di condivisione, di sorrisi, di confidenze, di silenzi pieni di rumore e di tutte quelle emozioni che riempiono il cuore.
“Il mondo diventa Nina, Nina diventa l’universo. L’ossigeno, la pelle, il sudore, il respiro. Io e lei, Nina e basta”
Leonardo si immerge completamente nell’amore che prova per lei, come un’ancora da cui trarre la forza per fare cose che mai avrebbe sperato di poter fare, che lo fa sentire forte, invincibile, un supereroe. Ma per essere felici in modo totalitario è sempre necessario affrontare i propri demoni, non è possibile spingerli in fondo all’anima e sperare che da lì non si spostino più e quando arriva il momento di aprirsi, ecco che torna fondamentale il ruolo della famiglia, l’importanza della presenza delle persone intorno alle quali tutto ruota. Affetti importanti che possono aiutare ad affrontare e sconfiggere la paura di tornare a vivere e che consolano attraverso abbracci in cui immergersi quando la disperazione riaffiora.
“Credici, porca puttana. Guarisci, cazzo. Fa sparire tutto, smetti di avvelenarti il cervello. Togliti tutti i pensieri orrendi, alza la testa e prenditi tutta la felicità che ti spetta”
Una lettura che sul finale mi ha conquistata completamente per le mille sfumature di questo protagonista così bello che non riuscirò a dimenticare così facilmente. Un personaggio che regala un senso di soddisfazione nel vederlo aprirsi di nuovo dopo anni di chiusura emotiva, tornare a sorridere grazie a Nina, capire che sta tornando a respirare senza che il fiato si spezzi di paura. È stato consolatorio percepire il momento esatto in cui ha affidato la sua anima al perdono: verso suo fratello, verso sua madre, verso sé stesso.
La parte sinistra ritrova il filone romance che in Novembre è stato quasi assente e relegato solo al margine della trama. È stato inevitabile mettere a confronto i due romanzi perché emerge un enorme cambiamento di stile da parte di Laura Vegliamore che si è rinnovata snellendo la sua prosa, alleggerendola da orpelli con dialoghi intensi ma mai pesanti in cui si percepisce anche una certa ironia. L’autrice è riuscita a rendere palpabili le emozioni rendendo la lettura perfetta e ha saputo conquistarmi fino all’ epilogo e oltre con un capitolo extra su Mauro, padre straordinario di Adriano e Leonardo. Mi ha colpito il suo non descrivere fisicamente i personaggi se non per alcune peculiarità, lasciando al lettore la fantasia di immaginarli a suo piacimento.
In questo romanzo la storia d’amore è viva e sempre costante, nonostante si snodi attraverso il percorso personale di sofferenza che Leonardo è chiamato ad affrontare per arrivare finalmente alla serenità tanto sperata per sé stesso. Il suo personaggio, attraverso l’amore, rinasce e ritrova la giustizia perduta, impara a sorridere di nuovo e a conoscere il valore infinito dell’amore, capisce che non ha senso avere un cuore se non lo si mette mai alla prova.
Due protagonisti che faranno breccia nel cuore dei lettori più romantici e lì resteranno per molto, moltissimo tempo.
“Ti sei presa una bella parte di me, Mortadella. La metà sfondata. Quella peggiore, la sinistra. È tua adesso”
La lettura de La parte sinistra è stato un viaggio meraviglioso pieno di emozioni malinconiche e toccanti e rappresenta la chiusura di un percorso emotivo iniziato nel romanzo precedente, che necessitava di essere raccontato perché è proprio da Leonardo che tutto ha inizio. Finalmente la sua storia…, che non poteva arrivare prima semplicemente perché abbisognava della conoscenza del suo gemello Adriano raccontato in Novembre, motivo per il quale pur essendo i due romanzi autoconclusivi, ne consiglio la lettura in ordine cronologico di uscita.
Wanessa