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Cover, trama, personaggi e titolo possono confondere il lettore da quello che è la vera storia del “IL PRINCIPE DI PARK AVENUE”. Louise Bay con il primo volume di questa serie, “Il Re di Wall Street”, aveva incastrato perfettamente due personaggi del mondo di Wall Street in una bellissima storia d’amore in cui il motore catalizzante, oltre la perseverante competizione, è stato un bisogno più profondo e romantico per emergere dal mondo glaciale del business. In questo secondo volume la storia invece, percorre un viaggio più profondo nell’animo umano attraverso quei sentimenti che a volte possono riportare a un ricordo tragico che il cuore ha voluto cancellare e che ha cambiato per sempre il corso della vita.
Ma sono stati soprattutto i suoi personaggi, Sam e Grace, così lontani da quelli che sono gli stereotipi dei protagonisti del genere romance, a rendere questo romanzo intensamente diverso. Louise Bay ha raccontato di uno spaccato noto dell’America in cui la voglia di affermarsi con le proprie capacità, rincorrendo quello che è il famoso “American Dream”, dà la speranza di arrivare a quel sogno di prosperità economica attraverso il duro lavoro, il coraggio, la motivazione e la determinazione. Sam è l’affasciante Self-made man che dal nulla ha costruito una ricchezza milionaria. Un uomo forte e determinato, la cui ricchezza costruita gli ha dato la possibilità di far parte di quella élite che vive negli attici dell’Upper East Side di Manhattan. Come a volersi conquistare una propria identità e un bisogno di emergere per oscurare le umili origini, la casa-famiglia da dove è partito, in un mondo che riconosce le capacità attraverso il valore dei beni personali acquisiti. Il desiderio di accumulare beni materiali come meri strumenti per accrescere la sua ricchezza stona con il vuoto delle stanze del suo appartamento in 740 di Park Avenue, lasciando riflettere, invece, su un più profondo timore per cui ogni oggetto possa essere troppo importante per lasciarlo andare.
“Non avevo bisogno di oggetti per rendere migliore la mia vita. Più possiedi, più si ha da perdere.”
Ecco che in Sam si svela un sottofondo di tristezza che lo rende più vulnerabile e sicuramente più affascinante. Un uomo che pur avendo avuto la determinazione e il coraggio necessari per arrivare a quel posto di élite, ha difficoltà a interagire con i sentimenti e con tutto ciò che deve essere protetto e conservato. Il suo sogno aveva bisogno di essere concretizzato con valori più importanti per riuscire a completare il suo animo umano e a riempire gli spazi vuoti del suo cuore. Quel vuoto aveva bisogno di altruismo e di essere guidato verso una forma più passionale e meno materiale della vita. E come in una favola moderna Louise Bay ha dato vita, con il personaggio di Grace Astor, a quella grandezza d’animo che ha saputo accompagnare per mano il bambino orfano verso un emisfero più grandioso e compassionevole ricco di amore, con cui si possono superare i limiti e le paure per approdare in una casa adornata di quel calore che ti fa venire la voglia di tornare.
“Anche se avevo passato la vita a evitare legami e relazioni, in qualche modo Grace aveva eluso il mio radar e ora mi sembrava di essere su una strada a senso unico, come se non avessi altra scelta che andare fino in fondo e passare più tempo con lei.”
Grace è la donna che ha dato più importanza al suo bisogno di realizzarsi che alla ricchezza della sua famiglia a cui poteva attingere vivendo come una principessa. Valori materiali che a lei non sono mai serviti per aggiustare chi aveva bisogno di un suo aiuto. Il suo sogno di aprire una galleria d’arte lo ha realizzato senza alcun aiuto ma con quella profonda onestà intellettuale che ha arricchito la sua vita di bontà d’animo. Grace generosa, simpatica e gentile riesce a trasportare quell’uomo così carismatico e misterioso, trasmettendogli l’esempio di una vita diversa, dove la forza e l’amore si uniscono insieme per rendere completi.
“Solo chi ha sperimentato l’estrema sventura è in grado di provare l’estrema felicità.”
Parole scritte dal grande Alexandre Dumas che in questa storia hanno assunto un’impronta rilevante. Sam per arrivare all’estrema felicità ha avuto bisogno di vivere la tragedia del suo passato e ora che quel sogno non è solo tronfio di ricchezza ma è incorniciato dal calore di una donna, quelle stesse parole vestono un significato diverso sull’amore che bisogna rischiare di inseguire, e sulla felicità che ha un gusto più dolce quando si ha la pazienza di attendere e sperare in un momento migliore.
“Era lei che aspettavo da tanto? Quello che speravo di trovare? Era lei la mia estrema felicità?”
Il Principe di Park Avenue è tutto ciò che innalza il romance verso l’aspetto più romantico e costruttivo di questo genere letterario. Una storia incentrata sulla coppia e sul loro cammino verso la felicità. Una scrittura semplice quella di Louise Bay, senza colpi di scena o gesti plateali, che regala al lettore l’incastro perfetto fra due personaggi affini come Sam, che aveva bisogno di una guida per ritrovare il calore nel suo cuore, e Grace, il cui calore e generosità d’animo avevano bisogno di una giusta destinazione. Due anime che si sono riconosciute negli sguardi, nei baci, nella bellezza della vita ma soprattutto nella voglia di rischiare, di attendere e sperare di trovare un giorno la propria anima gemella.
“Ora capisco. Anche senza saperlo, anche nei momenti più tristi della mia vita, ho atteso e sperato che arrivassi tu.”
Buttatevi anche voi in questa favola dove potrete vivere e sognare di un principe di Park Avenue in cerca della sua principessa, perché a volte nella vita i sogni si possono realizzare.
Tiziana