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Data di Pubblicazione 23 Dicembre 2019

Estratto
Lei trema.
LEI trema…
Siamo davanti alla porta della mia fottutissima suite e io non ho il coraggio di aprirla.
“Cosa diavolo mi succede?”
Cerco di persuaderla pronunciando con il mio tono più severo la domanda che sento di doverle fare.
“Sei sicura di voler entrare?”
Lei mi spiazza: è palese che ha paura, questo non è il suo mondo, lo fiuto da lontano, eppure risponde con determinazione.
È timida, ma nonostante tutto ha uno strano cipiglio, quasi altero. È come se fosse incuriosita dai nostri vizi, ma allo stesso tempo ostentasse il fatto di non esserne dipendente. Mi vuole, ne sono certo, ma si sente migliore di me. Me lo dicono i suoi modi da vergine e le parole pulite che escono da quella bocca che io vorrei solo sporcare.
“Fanculo! Tu mi tenti con il tuo odore e io dovrei farti da bambinaia? Non ci siamo proprio, ragazzina. Vuoi giocare? E allora giochiamo”.
Apro la porta, la prendo per mano e la trascino dentro.
“Sei in trappola, non si torna in dietro”.
Mi tolgo la giacca, la butto sul letto e arrotolo le maniche della camicia sugli avambracci.
Sofia mi osserva e si morde il labbro.
“Ti piace quello che vedi, eh?”
I suoi occhi sono grandi, dilatati come quelli di un cerbiatto abbagliato dai fanali.
Ha paura.
È bella, è così bella che…
Le luci sono basse, è tutto in ombra, anche il mio viso, lei mi cerca, io non mi mostro. La tappezzeria rossa, quella che ci circonda, fa sembrare la stanza un bordello di lusso, uno dei primi del secolo. Lei è fuori luogo: ovunque in questo posto. Se fossi meno bastardo la allontanerei da me, ma… non ci penso neanche. La desidero, voglio vedere cosa c’è al di sotto di quello che sembra un grembiulino della scuola d’infanzia.
“Cosa nascondi dietro quell’aria da brava ragazza? Che odore ha la tua pelle? Quale sapore?” Mi siedo sul letto, divarico le gambe e allungo un braccio verso di lei, in una muta richiesta.
Avvicinati a me.
Esegue il mio comando.
È leggera mentre scivola nel buio della stanza, si avvicina e io mi ubriaco nel liquore ambrato dei suoi occhi, troppo dolce, troppo denso per poterci rinunciare; un velluto carezzevole sulla mia lingua che, adesso, desidera bagnarsi di altri sapori.
